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8 MARZO – Donne e lavoro: la fotografia del caso italiano

FOCUS BNL – Qualche miglioramento nella partecipazione femminile al lavoro c’è ma il divario di genere resta, soprattutto in confronto a quanto avviene negli altri Paesi europei – In Italia le donne rappresentano il 51,5% della popolazione ma solo il 41,9% degli occupati – Qualche segnale di luce dalla fine del 2015 – Cresce la creazione di imprese al femminile

Al di là dei lievi miglioramenti osservati in termini di occupazione, a livello mondiale la presenza femminile è ancora limitata in campo economico e politico: secondo le Nazioni Unite le donne sono a capo del 17,7% di tutti i Ministeri al mondo e quelle Capo di stato rappresentano solo il 6,6% del totale.

In Italia la riduzione del divario di genere tra uomini e donne in campo economico, sociale e politico continua a seguire un percorso tortuoso, ma è in miglioramento. Secondo il World Economic Forum nel 2015 il nostro paese è salito alla 41esima posizione nella graduatoria basata su una serie di indicatori relativi alla partecipazione al mercato del lavoro, al livello di istruzione, alla salute e alla presenza nelle istituzioni di governo.

Le donne nel nostro paese rappresentano il 51,5% della popolazione, ma la loro presenza sul mercato del lavoro è più esigua: esse rappresentano infatti il 41,9% degli occupati e il 44,9% dei disoccupati, mentre la loro presenza è predominante tra gli inattivi (64%).

Nel III trimestre del 2015 in Italia risultavano occupate circa 9,23 milioni di donne. Nel confronto con il III trimestre del 2008 la componente femminile risulta in condizioni migliori di quella maschile. Le donne registrano infatti una crescita dell’occupazione complessiva di 28mila unità,  frutto di un calo di 107mila lavoratrici indipendenti e di un aumento di 135mila lavoratrici dipendenti.

Il ritardo dell’occupazione femminile italiana diviene evidente nel confronto con i principali partner europei. Nel III trimestre 2015 il tasso di occupazione delle donne italiane risultava di 12,7 p.p. inferiore a quello dell’area euro e di ben 23 a quello tedesco. Il divario si riduce se si guarda alle sole laureate.

Relativamente alle donne laureate, particolare attenzione merita la percentuale di quelle specializzate nel comparto scientifico e tecnico. Tale indicatore viene considerato a livello europeo come una buona approssimazione della presenza di persone altamente qualificate potenzialmente disponibili a operare nel campo della ricerca e sviluppo. In Italia su 100 donne laureate tra i 20 e i 29 anni, 11 hanno una laurea in queste discipline (contro 15 maschi).

Una nota positiva nel nostro paese riguarda il ritmo di creazione di nuove imprese al femminile. Nel 2015 il numero delle imprese fondate da donne è cresciuto di 14.352 unità (+1,1% a/a).


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