Non si fa altro che parlare di 5G, delle sue potenzialità, del modo in cui rivoluzionerà la vita di tutti noi e, perché no, delle strampalate tesi complottiste create ad hoc per scoraggiare il progresso. Fatto sta che, nonostante il vivace dibattito in corso, la maggior parte delle imprese mostra ancora una scarsa consapevolezza sul tema. Ad affermarlo è il Politecnico di Milano (Polimi) nell’ambito dell’indagine condotta dall’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management presentata durante il convegno online “5G: un ecosistema da costruire”.
IL 5G E LE IMPRESE
Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 328 aziende end user e 222 imprese ICT solo il 24% delle prime – le utilizzatrici finali dei servizi abilitati dal 5G – e il 28% delle seconde hanno una solida conoscenza delle caratteristiche tecnologiche e delle potenzialità delle nuove reti. Non solo, solo un’impresa su cinque (il 20%) si sta attivando per sfruttarne il potenziale, mentre il restante 80% continua a rimanere fermo.
Al contrario, il settore che appare più pronto è quello dei servizi, con il 26% di aziende ricettive, Seguono PA e Sanità (20% di aziende ricettive) e il manifatturiero (15%). Bene le aziende ICT settore, con il 52% delle aziende che ha avviato iniziative o si sente esperta sul tema.
“Il 5G è una rivoluzione con tante possibilità di applicazione in molti settori, dalle smart city alla manifattura, dalla logistica all’agricoltura, dai trasporti alla sanità, solo per citarne alcuni, e con potenziali benefici per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni – afferma Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio 5G & Beyond -. Ma perché questo diventi realtà, c’è un ecosistema ancora da costruire, lavorando innanzitutto sullo sviluppo di conoscenze, competenze e cultura del 5G, ancora carenti persino fra le aziende ICT. E poi aumentando sforzi e investimenti per implementare l’infrastruttura di rete necessaria per farla funzionare e ripensando una catena del valore che apra alla collaborazione con attori di altri ecosistemi e crei servizi verticali di alto valore per le imprese utilizzatrici”.
IL 5G E I CONSUMATORI
E per quanto riguarda i singoli? “Un consumatore italiano su quattro, tra gli internet user, ha acquistato o ha intenzione di comprare uno smartphone che supporti la rete 5G, il 34% sta valutando l’acquisto, mentre il 41% non è interessato. Tra questi ultimi i principali freni sono la soddisfazione del dispositivo attuale (62%), i costi troppo elevati (28%), la mancanza di copertura nella propria città (19%) e la preoccupazione per eventuali effetti negativi sulla salute (13%)”, si legge nel report del Polimi che sottolinea anche come le fake news abbiano lasciato una traccia, seppur limitata, influenzando circa il 10% dei consumatori.
Tra coloro che invece percepiscono i vantaggi del 5G l’interesse riguarda soprattutto la maggiore velocità di trasferimento dati (72%), la possibilità di lavorare meglio da remoto (38%), la visione di video in 4K (30%), la domotica (25%) e il gaming online (23%). Gli oggetti con cui i consumatori sono più interessati a vedere le interazioni sono invece i dispositivi per la smart home (55%), l’auto connessa (37%), i visori di realtà aumentata e virtuale (30%), i dispositivi indossabili per sport e wellness (27%) e i droni (19%).
APPLICAZIONI E POTENZIALITÀ DEL 5G
“Le nuove reti 5G rappresentano una discontinuità netta con le generazioni precedenti – afferma Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond -. Per la prima volta abbiamo un sistema che può lavorare su punti diversi tra loro e che consente di migliorare, in base all’applicazione, la velocità di accesso, il consumo energetico, l’affidabilità dei collegamenti e il numero di dispositivi connessi. Le novità che avranno l’impatto più significativo sulle relazioni fra la filiera delle telco e i settori economici che possono beneficiare delle applicazioni del 5G sono l’Edge Computing, che consente al sistema di diventare una piattaforma di calcolo per le applicazioni degli utenti, e lo Slicing di rete, che permette di creare più reti virtuali sulla stessa infrastruttura con servizi e risorse dedicate”.
Ad oggi nel nostro Paese sono state condotte 122 sperimentazioni. Le più diffuse riguardano il monitoraggio da remoto (35%), utilizzate soprattutto in ambito smart city, ad esempio con sistemi di gestione della mobilità, smart parking, illuminazione intelligente e cestini intelligenti per la raccolta dei rifiuti, e in agricoltura, per tenere sotto controllo le coltivazioni e ricevere alert in caso di situazioni anomale. Altri ambiti di applicazione sono la sanità, con l’analisi continuativa dei parametri vitali di pazienti e atleti, e la manutenzione predittiva nelle grandi infrastrutture distribuite come le ferrovie, monitorate con sensori o droni.
Il secondo gruppo di sperimentazioni più numeroso ha invece a che fare con il miglioramento della user experience (20%): media e video in 4k, turismo e realtà aumentata, istruzione e telemedicina. Seguono applicazioni di Sorveglianza e sicurezza (16%), Remote Operations (13%), veicoli connessi e smart (9%).
Per quanto riguarda i potenziali benefici, l’osservatorio del Polimi ha realizzato un modello che stima i vantaggi in due settori specifici: Remote Assistance e Remote Control. “In entrambi i casi – spiega il report – si riscontrano benefici sia tangibili che intangibili. Per quanto riguarda i primi, si è riscontrata maggior produttività, perché diminuisce il tempo di inattività della macchina, e più interventi giornalieri, senza costi di trasferta, con meno emissioni di CO2, oltre alla possibilità di completare l’esecuzione di un servizio anche in caso di impedimenti agli spostamenti e alla maggior soddisfazione di aziende, operatori e clienti”. Tra i benefici intangibili figurano invece la soddisfazione del cliente, il miglioramento dell’immagine dell’azienda, la possibile riduzione dei costi di formazione e l’aumento della soddisfazione dell’operatore per un maggior coinvolgimento in processi critici e per l’upgrade delle sue competenze.