Si è fatta grande onore l’Italia enologica al premio “5 Star Wines” indetto in occasione del Vinitaly di Verona e assegnato da una giuria di 70 esperti mondiali. Per tre giorni enologi wine writer, sommelier di ristoranti pluristellati, Master of Wine, tutti selezionati per competenza territoriale, provenienti da 27 nazioni di tutto il mondo e coordinati da Ian D’Agata, direttore scientifico della Vinitaly International Academy, hanno assaggiato alla cieca oltre 2.700 campioni di vino, rigorosamente anonimi.
È prodotto dal “Feudo Disisa” in provincia di Monreale il miglior bianco mondiale decretato dalla giuria internazionale: “Terre Siciliane Igp Bianco “Chara” 2015” con 94 punti. Un successo meritato per una storica azienda palermitana che negli anni ‘40 convertì le sue terre, dedite ai pascoli e al seminato, alla coltivazione di vigneti ed uliveti coniugando innovazione e tradizione, per raggiungere l’alta qualità che oggi viene riconosciuta ai suoi prodotti. Ed è piemontese il “Barolo Docg Ravera 2012” di Réva S.Agr. di Monteforte D’Alba (Cuneo) che con 95 punti si è aggiudicato il podio internazionale dei vini rossi. Ancora una cantina storica le cui origini risalgono al 1867 totalmente ristrutturata nel 2010 da un management giovane ma dalle idee molto chiare che si è affidato a un enologo, Gianluca Colombo che nel 2014 è stato insignito del premio Gambarelli, riconoscimento per produttori di vino under 35.
E il palmares italiano si è arricchito anche del premio 5 Star Wines anche per la categoria dei vini rosati. Il migliore giudicato dalla giuria internazionale è stato il “Garda Doc Classico Chiaretto 18 e QUARANTACINQUE” 2015 dell’Azienda Agricola Citari S.S. di Giovanna Gettuli a Desenzano del Garda (BS) con 92 punti. Un’azienda giovane questa volta, nata solo nel 1975 sul colle di S.Martino della Battaglia, non distante dalla torre eretta in memoria dello storico evento risorgimentale che spianò la strada all’Unità d’Italia, che ha bruciato i tempi grazie alla passione dell’intera famiglia che si occupa dell’azienda a tempo pieno.
E’ sempre italiano il miglior vino frizzante del mondo per la giuria di esperti del Vinitaly, è il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc frizzante secco “Villa Cialdini” 2015 di Chiarli – PR.I.V.I: srl di Modena che conquista che si aggiudica 92 punti. Ancora una azienda che affonda le sue radici nella storia, risale infatti al 1850 la decisione del capo della dinastia Cleto Chiarli di chiudere l’’osteria in città e trasferirsi in campagna per dedicarsi unicamente alla produzione di Lambrusco che fino ad allora aveva prodotto per soddisfare il fabbisogno dell’osteria. Anni dopo a Parigi arriva la consacrazione internazionale: all’Exposition Universelle del 1900, alla Cleto Chiarli & Figli viene riconosciuto il prestigioso premio “Mention Honorable”.
Spettano invece a Germania e Francia i primi posti per il vino dolce e lo Champagne (esito fin troppo scontato quest’ultimo) con il premio al Weingut Werner Anselmann GMBH di Edesheim per Riesling Beerenauslese Edesheimer Rosengarten Deutscher Prädikatswein Pfalz 2015 nella categoria dolci con un alto punteggio (96) e allo “Champagne Aoc Brut Cuvèe “Louise” 2002 di Vranken Pommery Monopole di Reims che consegue il Trofeo con 94 punti.
«Questa prima edizione di 5 Star Wines è andato oltre le nostre aspettative sia per la qualità dei vini iscritti che per il valore espresso dalle aziende – ha commentato Ian D’Agata, coordinatore della giuria e direttore scientifico della Vinitaly International Academy –. Il Premio, che ha saputo valorizzare i vini internazionali e anche quelli provenienti da vitigni tipicamente italiani sarà uno strumento incisivo per la comunicazione dei nostri vini sui mercati internazionali».
Da rilevare infine che Il ‘Premio speciale Gran Vinitaly 2016’ (assegnato al produttore che ha totalizzato il maggior risultato calcolato dalla media algebrica della somma dei punteggi riferiti a tutti i suoi campioni che hanno ottenuto un premio internazionale “5 Star Wines” diviso per i numeri dei vini) è stato attribuito ex aequo alle aziende Weingut Werner Anselmann GMBH di Edesheim (Germania) e alla francese Vranken Pommery Monopole di Reims.
Insomma per il vino italiano spira un’aria nuova. «È importante ricordare il percorso compiuto dal vino – ha ricordato il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina in occasione del convegno indetto dalla Coldiretti “Accadde domani, a 30 anni dal metanolo, il vino e il made in Italy verso la qualità” – soprattutto a quei settori come zootecnia e ortofrutta che oggi non vedono vie d’uscita alla loro crisi. Proprio come non ne vedeva il vino nel 1986. Ma non dimentichiamo le sfide future. A cominciare dalla qualità che non è un dato acquisito come non è vinta la partita della semplificazione come non è chiuso il capitolo sulla ricerca. Anzi, penso che proprio la filiera del vino dimostri il contrario visto che il sequenziamento del genoma della vite è stato realizzato in questi anni in Italia e questo spiega che c’è una via italiana alla ricerca e non passa certo dall’oscurantismo».