Si accorcia la fila dei pretendenti fuori dalla porta della holding, quando mancano una decina di giorni dalla presentazione delle offerte vincolanti fissata in calendario per il primo luglio, per aggiudicarsi la quota del 49%. E a contendersi il boccone stimato tra gli 800 milioni e un miliardo, sono rimasti in due.
A mettere in vendita la quota di minoranza, come è noto, sono il colosso del private equity francese Ardian e Credit Agricole Assurances, entrati nel 2015 con un investimento di circa 400 milioni, affiancando F2i che invece è al 51%, che già a febbraio scorso avevano coinvolto come advisor Mediobanca, Intesa Sanpaolo e CA Cib. A qual tempo il valore della quota messa in vendita dai due fondi era stimato intorno al miliardo di euro, ora si parla invece di circa 800 milioni.
Col passare del tempo, il gruppo dei potenziali compratori si è decisamente ridotto e ora a partecipare all’asta finale dovrebbero essere solamente, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il fondo spagnolo Asterion e il fondo pensione canadese Caisse de dépot et placement du Quebec (Cdpq).
Che cosa è contenuto nella scatola 2i Aeroporti
2i Aeroporti è un asset infrastrutturale importante nel panorama degli scali italiani: possiede il 100% di Sagat (con l’aeroporto di Torino Caselle), l’83,1% di Gesac (aeroporti di Napoli Capodichino e Salerno), il 55% di Trieste Airport (Ronchi dei Legionari), il 36,39% di Sea (società di gestione degli scali lombardi di Milano Linate e Malpensa) e il 4,09% dell’aeroporto di Bologna.- Inoltre controlla con F2i Aeroporti 2 sgr il 71,25% di Sogeaal (aeroporto di Alghero) e l’80% di Geasar (aeroporto Olbia Costa Smeralda).
Come all’estero, anche in Italia il risiko degli aeroporti sta dando segni di vitalità grazie alla forte ripresa del traffico passeggeri. Sul dossier si erano mossi con offerte non vincolanti anche le compagnie assicurative Swiss Life e Allianz e il fondo Canada Pension Plan (Cpp). Secondo le indiscrezioni, nelle fasi iniziali del processo l’operazione era stata studiata anche da grandi fondi sovrani come Adia di Abu Dhabi e Gic e Temasek di Singapore. Inoltre nel pool di pretendenti figuravano anche Brookfield e JP Morgan asset management, British Columbia investment. Alcune fonti riportano anche l’interesse che sarebbe stato manifestato da Interogo, appartenente alla famiglia Kamprad, proprietaria di Ikea.
Il passo indietro di molti potenziali compratori, riporta MF, è da legarsi alle caratteristiche tecniche dell’operazione: è stata messa in vendita una minoranza (49%) di un portafoglio di asset, in cui circa il 70% dell’enterprise value è a sua volta rappresentato dalla minoranza del 36% di Sea: una società di cui il Comune di Milano, azionista al 54,8%, non intende cedere il controllo.