Condividi

2025: Eurozona parte col freno a mano tra crisi industriale, caro energia e incertezze globali. Report Ref Ricerche

L’economia dell’Eurozona inizia il 2025 tra stagnazione e difficoltà industriali. Germania e Italia in affanno, mentre il costo dell’energia e le tensioni commerciali aggravano la situazione. Analisi di Ref Ricerche

2025: Eurozona parte col freno a mano tra crisi industriale, caro energia e incertezze globali. Report Ref Ricerche

L’economia dell’Eurozona ha iniziato il 2025 con il piede sbagliato. Le aspettative di crescita, già ridimensionate alla fine del 2024, si scontrano con un quadro di stagnazione diffusa e dati economici poco confortanti. Nel secondo semestre dello scorso anno, infatti, l’economia dell’area è rimasta debole, con le prime stime di contabilità nazionale che indicano una crescita del pil pari a zero. E anche l’inizio del 2025 non ha mostrato segnali di ripresa. È quanto emerge dall’ultima congiuntura di Ref Ricerche di febbraio.

Il rallentamento colpisce in particolare Germania e Italia, mentre la Spagna mostra una maggiore tenuta, proseguendo su un trend di crescita più solido.

I dati raccolti nelle inchieste congiunturali di gennaio confermano un deterioramento del clima di fiducia, soprattutto tra le famiglie europee, che negli ultimi mesi hanno iniziato a temere un aumento della disoccupazione. Se fino a ottobre 2024 il calo dell’inflazione e il recupero del potere d’acquisto avevano alimentato un certo ottimismo, ora i segnali sono meno incoraggianti. Anche le imprese continuano a navigare tra incertezze, con le aziende dei servizi di mercato che mostrano stabilità, mentre commercio e costruzioni restano in difficoltà.

I settori industriali sono tra i più colpiti, tra l’aumento del costo dell’energia, la complessa transizione verso l’auto elettrica e il rallentamento della domanda globale. Il clima di instabilità politica ed economica spinge molte imprese a posticipare gli investimenti e a riorganizzare le proprie filiere produttive.

Per il momento, intanto, i mercati finanziari sembrano scommettere su un’applicazione più morbida delle barriere commerciali annunciate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’incertezza sulle politiche tariffarie è però sufficiente a frenare molti piani di investimento già programmati.

Germania e Italia: economie in difficoltà

I dati macroeconomici delineano un quadro complesso. Nel 2024, il Pil dell’Eurozona è rimasto fermo, con Germania e Francia in lieve contrazione e l’Italia che ha registrato due trimestri consecutivi di crescita zero. La Germania, in particolare, rischia di entrare in recessione tecnica, mentre l’Italia fatica a trovare una spinta per la ripresa.

Le revisioni delle previsioni economiche non lasciano molto spazio all’ottimismo: le stime per il 2025 sono state riviste al ribasso da diverse istituzioni internazionali, con Germania e Italia tra i Paesi più penalizzati.

Sebbene alcuni dati siano ancora parziali, il quadro generale mostra una stagnazione delle esportazioni e un prolungato indebolimento degli investimenti. In controtendenza, i consumi delle famiglie sembrano beneficiare della riduzione dell’inflazione, ma questo fattore da solo potrebbe non essere sufficiente a trainare la crescita.

Il peso dell’industria: produzione in calo

Il settore industriale rimane uno dei punti critici della crisi economica in corso. Da oltre due anni, la produzione industriale sta subendo una contrazione, con Germania e Italia tra i Paesi più colpiti, mentre Francia e Spagna dimostrano una maggiore resilienza.

Il comparto manifatturiero, che ha subito un rallentamento importante, continua a soffrire. I dati più recenti sulla produzione industriale di dicembre 2024 mostrano oscillazioni dovute alle festività, ma confermano una tendenza negativa ormai consolidata.

Le differenze settoriali pesano in modo significativo sulle economie nazionali. La Germania, storicamente legata al settore dell’auto, è particolarmente penalizzata dalla crisi dell’automotive. L’Italia, invece, subisce le difficoltà del sistema moda e della componentistica industriale.

Automotive in difficoltà

L’industria dell’auto rappresenta uno dei nodi più critici per l’Eurozona. Il problema, secondo Ref Ricerche, è la transizione accelerata verso l’elettrico che sta creando instabilità. Le case automobilistiche devono rispettare nuove normative sulle emissioni di Co2, aumentando la quota di veicoli elettrici nelle vendite totali. La domanda per questi veicoli però non cresce con la rapidità necessaria, creando problemi sia ai produttori che alla filiera della componentistica.

Il nodo energia: prezzi ancora alti

Un altro ostacolo alla ripresa economica è il costo dell’energia. Sebbene i prezzi siano calati rispetto ai picchi del 2022, in Europa rimangono comunque più elevati rispetto a Stati Uniti e Asia. L’Italia, in particolare, risulta tra i Paesi più penalizzati, con tariffe energetiche più alte a causa della forte dipendenza dal gas.

Anche il confronto con altri Paesi europei evidenzia grandi differenze: in Francia, la presenza del nucleare aiuta a mantenere i costi sotto controllo, mentre la Spagna beneficia di una quota più alta di energie rinnovabili. Questa disparità incide sulla competitività delle imprese italiane, che devono affrontare così costi di produzione più elevati rispetto ai loro concorrenti europei.

L’incognita delle guerre commerciali

Oltre ai problemi interni, le tensioni commerciali globali rappresentano un ulteriore fattore di rischio. La nuova amministrazione statunitense ha annunciato un rafforzamento delle misure protezionistiche, introducendo nuove tariffe su alcuni beni importati. Finora, i mercati finanziari sembrano scommettere su un’applicazione meno drastica rispetto agli annunci iniziali, ma il clima di incertezza è sufficiente a frenare gli investimenti e a complicare le strategie di espansione delle imprese europee.

Se queste misure protezionistiche dovessero essere applicate in modo più aggressivo, l’impatto sulle industrie europee sarebbe significativo. Le catene di fornitura globali potrebbero subire profonde trasformazioni, costringendo molte aziende a rivedere le proprie strategie di produzione e distribuzione. Un ulteriore tassello che contribuisce a complicare il 2025 dell’industria europea.

Commenta