I bambini italiani in età scolare sono tra i più obesi in Europa e quelli delle regioni del sud Italia lo sono più dei bambini del nord. I dati sono forniti da OKkio alla Salute, il sistema di sorveglianza nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità, che indicano come in Italia circa il 30% dei bambini in età scolare è in sovrappeso oppure obeso. Secondo l’ultima indagine il 9,3% dei bambini è obeso e circa il 21% in sovrappeso e tale percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentata di quasi 3 volte nel 2016 rispetto al 1975. Bisogna però riconoscere che rispetto ai dati del 2002 c’è stato un lieve miglioramento essendo passati dal 38% al 30% (dati complessivi sovrappeso e obesità). Tuttavia anche se questa diminuzione indica una tendenza positiva, non bisogna sottostimare la gravità del fenomeno che vede coinvolto ancora un bambino su tre. Inoltre, il quadro è reso più complesso dal fatto che la diminuzione ha interessato le famiglie a reddito più alto e non quelle in difficoltà economica. Le famiglie a reddito più basso sono di solito quelle con un minor grado di istruzione e pertanto meno capaci a scegliere cibi sani, diventando facile preda del marketing grazie anche al minor costo del “junk food” e al fatto che questi alimenti piacciono ai ragazzi.
In questo scenario, il ruolo delle famiglie è fondamentale: le mamme, che di solito si occupano di nutrire i loro bambini, vedono spesso il cibo come un mezzo per scambiare affetto e d’altra parte non sempre giudicano i figli con obbiettività. Secondo le rilevazioni di OKkio alla salute, il 38% delle mamme di bambini sovrappeso o obesi pensa che il proprio figlio abbia un peso adeguato (o addirittura che sia sottopeso) e solo il 30% pensa che il proprio bambino mangi troppo.
Ma non solo i genitori anche i nonni possono svolgere un ruolo importante. Da una meta-analisi pubblicata su PlosOne, in cui sono stati valutati 56 studi scientifici condotti in diversi paesi Europei e non, è emerso che i nonni hanno una influenza importante sulla dieta e sull’attività fisica dei nipoti. Dallo studio è emerso che la necessità di affidarsi ai nonni spesso porta alla prevalenza delle loro regole e non a quelle dei genitori, con un impatto negativo sulla educazione alimentare dei nipoti, a causa di diverse abitudini alimentari dei nonni, divergenti da quelli dei genitori, e distanti da una dieta appropriata per i nipoti. Dallo studio emerge anche che, spesso i nonni tendono a dare cibi ricchi di zuccheri o grassi e pasti e porzioni troppo abbondanti, creando un senso di frustrazione nei genitori che preferiscono dare cibi più sani ai propri figli.
Tra le azioni che si possono promuovere per arginare il fenomeno dell’obesità e del sovrappeso trovano una ampia condivisione da parte degli esperti le buone pratiche alimentari: come fare una prima colazione, consumare una merenda adeguata ai fabbisogni e fare attività fisica. Tali pratiche costituiscono un utile mezzo per prevenire l’insorgenza di disordini alimentari e migliorare la performance scolastica nei bambini.
La merenda, come per la prima colazione, è un’abitudine molto importante; suggerita da nutrizionisti e pediatri si inserisce nello schema alimentare dei “cinque pasti” rappresentando un momento della giornata per rifornire di energia l’organismo e per controllare l’appetito in vista del pranzo o della cena. Per chi fa una prima colazione adeguata, un piccolo spuntino (5-10% dell’energia giornaliera) a metà mattina è sufficiente a mantenere costante la glicemia e, quindi, l’attenzione durante le ore di lavoro scolastico, arrivando così meno affamati all’ora di pranzo. Per contro una merenda abbondante rischia di sovraccaricare l’apporto energetico riducendo la concentrazione e la capacità di apprendimento, al tempo stesso diminuisce l’appetito per il pasto successivo, alterando il regolare ritmo del pasto. I dati emersi da uno studio condotto a Sassari dal SIAN della Asl 1, per valutare la qualità del pasto a mensa, ha stabilito che i bambini non gradivano il pasto servito alla mensa scolastica, perché sazi da una merenda di metà mattina troppo abbondante. Tra gli alimenti maggiormente responsabili i ricercatori hanno individuato: panino con salumi, pizza rossa e focacce salate, snack dolci o salati di vario genere, che per la quantità consumata andavano ben oltre il 10% dell’energia consigliata. Questi risultati sono in linea con i dati nazionali di OKkio alla Salute che rivelano come il 65% dei bambini italiani consuma una merenda abbondante.
La merenda ottimale non deve essere solo “buona” ma anche sana. Poche regole possono essere utili per organizzare una merenda che risponda a questi due principi, tra queste:
• Variare spesso la merenda, in modo da variare anche i nutrienti che essa fornisce: una porzione di frutta secca, frutta fresca o un frullato, o una merendina, o uno yogurt, o un piccolo panino dolce o salato, o 3-4 biscotti. Altre proposte che non dovrebbero mancare sono una fetta di pane e olio oppure pane e pomodoro, per far conoscere ai più giovani gli antichi sapori caratteristici della dieta mediterranea. Bisogna abituarsi ad alternare i sapori con spuntini dolci e salati questo per evitare di accumulare troppi zuccheri o troppo sale nel corso della settimana. Ed è anche importante abituare i ragazzi a mangiare cibi di diversa consistenza, alimenti soffici e cibi più consistenti, in virtù del fatto che gli alimenti che devono essere masticati a lungo aiutano ad avvertire precocemente i segnali fisiologici della sazietà.
• Per i prodotti da forno e confezionati ricordarsi di leggere i valori nutritivi riportati in etichetta. La merenda non deve superare il 5-10 % dell’energia giornaliera, in pratica circa 100-200 kcal, con i valori più alti per i bambini che fanno una regolare attività fisica. Troppo spesso accade che per poche occasioni di dispendio energetico, come ad esempio andare in piscina, palestra ecc., due volte a settimana per un tempo di un’ora, genitori troppo premurosi eccedano con offrire ai loro figli merende troppo energetiche talora con un eccesso di zuccheri semplici o di grassi come bevande gasate e zuccherate, snack salati e grassi, ecc.
• Godersi la merenda! Cercare di consumarla senza essere distratti dal guardare la tv o uno smartphone, piuttosto che stando seduti davanti ad un pc. Questo consentirebbe non solo di ridurre lo screen time, l’allarmante tempo che i bambini trascorrono davanti a un monitor, ma di non essere influenzati dal condizionamento passivo esercitato dalla pubblicità. Al contrario dovremmo mangiare esaltando la componente sensoriale che se allenata attraverso la proposta reiterata anche di alimenti notoriamente poco graditi come frutta e verdura, permette da un lato l’acquisizione di nuovi sapori e al tempo stesso consente di percepire meglio i segnali che regolano la fame e la sazietà.
Ma l’obesità infantile nel nostro paese non è dovuta soltanto ad una errata alimentazione come eccessivo consumo di zuccheri semplici e di grassi, ma anche ad uno stile di vita spesso troppo sedentario. Secondo i dati dell’ISTAT la quota dei bambini sedentari è molto alta nella fascia di età 3-5 anni (48,8%) diminuisce nelle fasce di età successive, ma inizia a risalire e a mantenersi alta a partire dalla fascia di età 18-19 anni (20,8%). Questi dati rafforzano i risultati dell’indagine del 2016 di OKkio alla Salute in cui si conferma la scarsa tendenza all’attività fisica dei bambini italiani: il 34% dei bambini dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) di attività fisica strutturata e quasi 1 bambino su 4 dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) allo svolgimento di giochi di movimento. Anche in questo caso il primato negativo è detenuto dai bambini che vivono al meridione che risultano meno attivi di quelli che vivono al Nord, inoltre le bambine sono meno attive dei maschi.
Svolgere un’attività fisica regolare non solo migliora le condizioni di benessere psico-fisico del bambino ma negli adolescenti si è osservato che influenza anche diversi aspetti dello stile di vita, favorendo l’adozione di comportamenti salutari tra i quali abitudini alimentari corrette, rinuncia all’alcol e al fumo di sigaretta. Un bambino attivo aiuta a diventare quasi certamente un adulto attivo e sano con un minor rischio di incorrere in molte malattie croniche come ipertensione, ipercolesterolemia, malattie cardiache, obesità, diabete e alcuni tipi di tumori.
Ma per attività fisica non bisogna pensare solo a quella sportiva (fare calcio, danza, volley, arti marziali ecc.), ma anche a quella ricreativa. Una volta i nostri giochi, finita la scuola, si svolgevano all’aperto, si giocava nel cortile o nel campetto vicino casa: acchiapparello, ruba bandiera, nascondino, guardia e ladri, campana ecc. Oggi la disabitudine al gioco di movimento è tale che non è insolito vedere bambini – anche in quei luoghi all’aperto come parchi o giardini – presi e persi ognuno nel suo smartphone o apparecchi simili. Una celebre canzone diceva: “fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” oggi queste occasioni sono scomparse, così come è più raro vedere bambini che si recano a scuola a piedi ma sempre più accompagnati da genitori in auto, che nei giorni di pioggia, se potessero entrerebbero fin dentro le aule.
Promuovere uno stile di vita sano deve quindi tenere conto dell’importante componente del dispendio energetico che va promossa non solo con la partecipazione a pratiche sportive strutturate ma incentivata attraverso tantissime azioni quotidiane come ad esempio fare le scale a piedi, andare a scuola con i mezzi pubblici, portare il proprio cane a fare una passeggiata o meglio ancora portare un genitore a fare una passeggiata in questo caso ne guadagnerebbe salute tutta la famiglia.