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Risk management: vale più il danno reputazionale o la crisi economica?

Global Risk Management Survey di Aon – Per i 390 manager italiani che hanno partecipato all’indagine, la crisi economica e la lenta ripresa rappresentano il principale rischio per il business nel nostro Paese – All’estero conta di più il danno reputazionale

Risk management: vale più il danno reputazionale o la crisi economica?

Il danno reputazionale all’azienda/brand rimane il rischio principale percepito per le aziende a livello globale. Mentre i casi di prodotti difettosi, le pratiche di business fraudolente o episodi di corruzione continuano ad essere delle forti minacce per la reputazione di un’azienda, i social media ne hanno ulteriormente amplificato l’impatto, rendendole ancora più vulnerabili. È quanto emerge dall’ultima Global Risk Management Survey di Aon, studio biennale sui principali rischi percepiti per il business condotto in 64 Paesi interpellando 1.843 manager di aziende pubbliche e private appartenenti a 33 settori. I principali Paesi per livello di adesioni che hanno aderito sono 1) gli Stati Uniti, 2) l’Italia e 3) la Polonia, con i settori dell’edilizia, delle assicurazioni, investimenti e finanza ed energia/utilities più rappresentati.

In Italia, con 390 manager che hanno partecipato alla survey di Aon, si posiziona invece al 1° posto la crisi economica/lenta ripresa, seguita da 2) danni a reputazione/marchio; 3) aumento della concorrenza 4) responsabilità degli amministratori; 5) mancata capacità di innovare/soddisfare i bisogni dei clienti; 6) responsabilità verso i terzi; 7) rischio di credito della controparte, assente nella top 10 a livello globale; 8) dannialla proprietà; 9) interruzione dell’attività e 10) cambiamenti normativi/legislativi.

Dall’indagine condotta nell’ultimo trimestre del 2016 per il 55% in Europa, il 25% in Nord America, il 10% in America Latina, il 6% in Asia e il 5% in Medio Oriente e Africa, emerge, inoltre, che i rischi tradizionalmente non assicurabili (quali ad esempio, la brand reputation, la fluttuazione dei tassi di interesse ecc.) stanno diventando ancora più volatili e difficili da gestire e mitigare.

Il cyber crime ha registrato una decisa scalata nella classifica a livello globale, portandosi dalla 9° alla 5° posizione nell’edizione 2017. Il cyber crime rappresenta oggi la principale preoccupazione per le aziende del Nord America, dal momento che la frequenza di attacchi informatici sta aumentando e i piani per la loro gestione sono diventati sempre più complessi, a causa della regolamentazione e l’obbligo di informativa.

Questo trend di comunicazione obbligatoria si riscontra a livello internazionale, ad esempio in Europa con i regolamenti di protezione dei dati dell’Unione Europea che entreranno in vigore nel 2018. Le preoccupazioni in ambito di sicurezza informatica continueranno, quindi, ad essere di grande rilevo per le aziende.

I rischi legati alle incertezze politiche, che nella passata edizione erano al 15° posto, sono rientrati nella top 10 in 9° posizione. Allo stesso tempo la prontezza nell’affrontare i rischi è diminuita, passando dal 39% del 2015 al 27% attuale. Da notare che i Paesi delle economie più avanzate, che tradizionalmente erano associati alla stabilità politica, sono percepiti come nuove fonti di volatilità e incertezza, costituendo una preoccupazione per le aziende, specialmente per quelle operanti nei mercati emergenti. Inoltre, secondo l’edizione 2017 della Risk Map di Aon relativa arischi politici, terrorismo e violenza, il protezionismo nel commercio è in aumento, mentre gli episodi di terrorismo e di violenza legati ad avvenimenti politici sono i più alti che si siano registrati dal 2013.

“Stiamo vivendo in una nuova realtà piena di sfide per le imprese di tutto il mondo e di ogni dimensione. Ci sono nuovi trend che stanno emergendo creando nuove opportunità di business, ma allo stesso tempo portano con sé nuovi rischi che vanno gestiti”, ha affermato Rory Moloney, CEO di Aon Global Risk Consulting. “Considerata l’evoluzione dello scenario di rischio per il business, le aziende non possono più fare unicamente affidamento sui tradizionali strumenti di mitigazione del rischio o sulle attuali procedure di trasferimento del rischio. Devono coinvolgere diverse funzioni aziendali nella gestione del rischio ed esplorare vie differenti per misurarsi con le nuove complessità”.

“Anche in questa edizione l’Italia rappresenta uno dei principali Paesi per livello di adesione e i settori più rappresentati sono quello dell’energia/utilities, delle banche e l’industria dei beni di consumo. A differenza di quanto è emerso in altre aree geografiche, sono la crisi economica e la lenta ripresa a rappresentare il principale rischio percepito in Italia, quello che ha determinato la maggior perdita di profitti negli ultimi 12 mesi per le aziende. Il rischio di credito rimane un fattore di forte preoccupazione, al 7° posto, mentre a livello mondiale si posiziona solo al 22° posto”, ha dichiarato Enrico Vanin, Amministratore Delegato Aon SpA e Aon Hewitt Risk & Consulting. “Nel nostro Paese, il cyber crime, che per le aziende in Nord America è il primo rischio assoluto, si posiziona all’11° posto. Solo una piccola percentuale dei manager italiani ha mai realizzato un processo di valutazione formale di rischio cyber o ha adottato una copertura assicurativa”.

Le nuove tecnologie e l’innovazione sono un rischio emergente che al momento i manager interpellati classificano al 20° posto, ma che vedono entrare nella top 10 dei rischi entro il 2020. Con la recente adozione di nuove tecnologie, come ad esempio i droni, le automobili senza guidatore e la robotica/automazione avanzata, le aziende hanno acquisito una maggiore consapevolezza dell’impatto dell’innovazione.

LA TOP 10 DEI RISCHI DELL’EDIZIONE 2017 A LIVELLO GLOBALE

1.     Danni a reputazione/brand
2.     Crisi economica/lenta ripresa
3.     Aumento della concorrenza
4.     Cambiamenti normativi/legislativi
5.     Cyber crime/pirateria informatica/virus informatici/codici malevoli
6.     Mancata capacità di innovare/soddisfare i bisogni dei clienti
7.     Incapacità di attrarre o trattenere i talenti
8.     Interruzione dell’attività
9.     Rischio politico
10.   Responsabilità verso terzi

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