Condividi

Guerra e armi, la Cina mette le mani sulla difesa aerea brasiliana

L’azienda statale cinese Norinco, che ha lanciato apertamente la sfida militare agli Usa annunciando nel 2019 la produzione della “madre di tutte le bombe”, vuole rilevare il 49% di Avibras, dopo che il presidente brasiliano Lula aveva posto il veto all’invio di armi all’Ucraina

Guerra e armi, la Cina mette le mani sulla difesa aerea brasiliana

Soft power cinese in America Latina, nuovo capitolo. Nell’ormai ex “giardino” degli Stati Uniti, la mano di Pechino è sempre più pesante: dalle relazioni commerciali, in particolare col Brasile che è il primo partner a livello mondiale, agli investimenti in infrastrutture strategiche (materie prime energetiche, centrali nucleari), dall’industria e la tecnologia (auto elettriche, microchip), fino allo Spazio. Dopo la notizia di un satellite congiunto tra Cina e Brasile, la partnership tra i due Paesi si è pochi giorni fa arricchita di un nuovo asset, per niente banale: la difesa aerospaziale.

Difesa aerospaziale: la Cina fa acquisti in Brasile

L’azienda statale cinese Norinco ((China North Industries Corporation) ha infatti fatto richiesta alle autorità brasiliane per acquisire il 49% delle quote di Avibras Aeroespacial, la principale azienda di sistemi pesanti di difesa aerea del Paese latinoamericano.

Avibras, che è a rischio fallimento, era già finita nel mirino dell’australiana DefendTex, ma la posizione neutrale del presidente Lula sul conflitto russo-ucraino aveva fatto arenare la trattativa, visto che l’azienda produce anche razzi e prodotti militari potenzialmente offensivi che avrebbero potuto essere esportati verso Kiev.

Un affare che indispettisce gli Stati Uniti

Norinco non ha ufficialmente confermato l’affare, che però è stato spifferato alla stampa brasiliana da alcuni funzionari del ministero della Difesa. Se Lula ha evitato di armare l’Ucraina per non bruciarsi gli intensi rapporti commerciali e strategici con la Russia di Vladimir Putin, questa nuova trattativa potrebbe però indispettire ancora di più gli Stati Uniti, con i quali il Brasile è sì alleato nei summit internazionali ma che vedono il gigante sudamericano allontanarsi sempre di più dall’asse occidentale a favore del cosiddetto “nuovo ordine mondiale”, del “Global South” costituito dagli ex Paesi emergenti che ha come riferimento l’asse Russia-Cina-India.

Norinco infatti è un colosso dell’industria delle armi ma non solo: esporta sistemi di difesa anti-aerea, blindati, bombe aeree ma produce anche veicoli, prodotti chimici, ed è impegnata nel settore delle costruzioni civili. Ed è una realtà particolarmente ostile agli Usa, visto che nel 2019 fu proprio Norinco ad annunciare la produzione della “madre di tutte le bombe”, un ordigno letale che doveva essere la risposta cinese al GBU-43/B usato dal Pentagono in Afghanistan nel 2002, un armamento da oltre 10 tonnellate contenente 8.000 chilogrammi di esplosivo.

Conseguenze geopolitiche devastanti

Ecco perché la diplomazia brasiliana sta valutando con molta prudenza un’operazione che potrebbe avere un impatto geopolitico devastante, cioè quello di contribuire ad armare Pechino nella sua sfida militare agli Usa, peraltro dopo aver rifiutato di mandare armi all’Ucraina. Da questo punto di vista, la formula di una cessione del 49% lascerebbe comunque il controllo allo Stato brasiliano. Avibras, in piena crisi finanziaria (ha 150 milioni di euro di debiti e nel 2022 ha licenziato in tronco un terzo dei dipendenti), produce il principale sistema di difesa aerea usato dall’Esercito brasiliano, con missili tattici in grado di colpire a 300 km di distanza. Il suo smantellamento sarebbe un grave colpo alla sicurezza nazionale, ma anche sdoganare un legame così esplicito con un’impresa cinese va valutato con estrema cautela. In alternativa ci sarebbe l’ingresso nel capitale, con copertura dei debiti, del BNDES (Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social), una sorta di Cassa Depositi e Prestiti brasiliana.

Commenta