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Dividendi, lunedì 24 giugno lo stacco cedole di 7 blue chip tra cui Poste Italiane, Snam, Hera e Terna

A Piazza Affari lo stacco cedole di domani sui bilanci 2023 peserà per lo 0,2% sull’indice Ftse Mib. Alla piazza italiana resto lo scettro di piazza più remunerativa, sorpassando l’Euro Stoxx50 e il Dow Jones. Ma quest’anno ha battutro anche i rendimenti dell’obbligazionario. Ma si guarda avanti: quali saranno i titoli su cui puntare in futuro?

Dividendi, lunedì 24 giugno lo stacco cedole di 7 blue chip tra cui Poste Italiane, Snam, Hera e Terna


Terzo “dividend day” del 2024 per la Borsa italiana e terza abbuffata di cedole. Dopo la prima tornata del 22 aprile e la seconda il 20 maggio, domani altre sette blue chip staccheranno il dividendo relativo ai bilanci 2023 su un totale di 16 aziende quotate a Milano, oltre ad altrettanti titoli di media o piccola capitalizzazione.

La piazza italiana si tiene ben stretto così lo scettro di piazza più remunerativa in termini di dividend yield con il suo 5,5% per il 2024 e 5,8% per il 2025 contro i rispettivi 3,3% e il 3,5% dell’Euro Stoxx 50 o i più contenuti l’1,9% e il 2% del Dow Jones. Non solo, ma nel 2024 la borsa italiana ha anche battuto il mercato obbligazionario, che pure era cresciuto dai livelli bassi degli anni precedenti: “il dividendo medio riconosciuto dall’insieme dei titoli del FTSE MIB nell’arco del 2024 è intorno al 4,75%, superiore al ritorno riconosciuto dal BTP decennale, ad oggi 3,92%”, scrive Bloomberg .

Nel gruppo delle blue chip che staccano il dividendo lunedì 24 giugno ci sono tre titoli che premiano gli azionisti con il dividendo annuale, tre che remunerano gli investitori con il saldo che completa gli acconti dividendi già pagati nei mesi passati e un titolo che paga la quota trimestrale del dividendo annuale.

Lo stacco cedole peserà per lo 0,2% sull’indice Ftse Mib

La cedola più remunerativa che verrà incassata domani è quella di Hera, la multiutility emiliana-romagnola che distribuisce tutta la quota annuale degli utili 2023 e stacca 0,14 euro che corrisponde a un rendimento del 4,25%. Allettante è anche il rendimento offerto da Pirelli al 3,32% (0,198 euro per azione).
Per Poste Italiane, a fine maggio l’assemblea degli azionisti aveva approvato la distribuzione di un dividendo complessivo per l’intero esercizio 2023 pari a 0,80 euro per azione deliberando la distribuzione il 24 giugno di 0,563 euro per azione quale saldo del dividendo con un rendimento lordo del 4,54%. Tenendo conto dell’acconto di 0,237 euro per azione già pagato nel mese di novembre 2023. Il dividend yield annuale vale quindi un ottimo 6,33%.

Snam e Terna staccheranno il saldo della cedola relativa all’esercizio 2023: rispettivamente lo 0,1692 euro per azione per un rendimento del 3,9% e lo 0,225 euro per il 2,96%. Se a questi si sommano Leonardo (0,28 euro, 1,25%) e Stm (0,084 euro della prima tranche) il peso sull’indice Ftse Mib, secondo i calcoli di Intermonte, è di 88 punti, ovvero -0,26%.

Cresce il ricorso ai buyback anche a Piazza Affari. Per prima Unicredit

In Italia la politica dello stacco-cedola è stata la più seguita dalle società, rispetto per esempio ai buy back, i piani di acquisto di azioni proprie, che invece sono stati prevalenti negli Usa. Tuttavia anche da noi le cose stanno cambiando. “Assistiamo negli ultimi anni a un importante aumento delle società che accompagnano ai dividendi anche piani rilevanti di buyback di azioni” dice Alberto Villa, Responsabile Equity Research di Intermonte. Soprattutto tra le banche. Nella classifica dei buyback in Europa a dominare la scena c’è proprio l’italiana Unicredit, insieme a Hsbc. Secondo i calcoli di Bloomberg Intelligence, l’ammontare aggregato dei buyback attivati dalle banche europee si attesta a 32 miliardi di euro per il 2024 ed è destinato a salire entro la fine dell’anno oltre i 43 miliardi dello scorso con Unicredit e Hsbc destinate a spendere di più.

Si guarda avanti: occhi su finanziari, utilities ed energetici

Ma gli investitori iniziano già a guardare più avanti, cercando le società che potrebbero offrire in futuro una buona redditività. I settori di riferimento per gli investitori interessati ai dividendi sono i titoli finanziari – banche, assicurazioni e asset manager – e i comparti come utilities ed energetici, riporta MF. “Il panorama è, invece, più variegato per industriali e consumer, in quanto spesso utilizzano la cassa per finanziare operazioni di crescita per linee esterne”, dice ancora Villa. Agli investitori alla ricerca per i prossimi anni di dividendi in crescita, Intermonte suggerisce “Eni (cedola attesa poco sopra 1 euro e rendimento del 7,5%, con i suoi piani di valorizzazione di asset che potranno ulteriormente aumentare la visibilità sulla distribuzione futura di utili agli azionisti. Se poi Enel (il dividendo è visto sfiorare quota 0,5 euro, yield del 7,2%) offre una visibilità elevata sui flussi di cassa e un impegno verso gli azionisti a distribuire dividendi crescenti nel tempo, da Poste (rendimento dell’8%) ci aspettiamo che, con la privatizzazione alle porte, la società possa puntare molto ad attirare gli investitori grazie a dividendi generosi”, prevede Villa, consigliando, tra le banche, Banca Mediolanum (“ci sono le condizioni per ulteriori crescite degli utili, e con questi, della distribuzione di dividendi sempre più legati agli utili ricorrenti”; yield del 7,5%) e Intesa Sanpaolo (yield del 10%): “una banca molto solida e ben posizionata per una ripresa dei ricavi da commissioni in grado di compensare possibili riduzioni del margine di interesse” di riflesso al calo dei tassi.

Tra i titoli con dividendi sostenibili su cui invece Banca Akros ha una raccomandazione di acquisto ci sono Poste, Enel, Mondadori e Zignago Vetro, “tutte aziende che, pur appartenendo a settori diversi, offrono business model resilienti, assicurando una crescita degli utili e quindi dei dividendi costante nel tempo”, sottolinea Gianmarco Bonacina, head of research di Banca Akros, riporta MF, la cui scelta ricade, quindi, su aziende con uno yield oltre il 5%, un livello del payout moderato, una leva sostenibile e una bassa ciclicità del business. Aziende “che costituiscono una buona alternativa ai Btp anche perché, come Eni a titolo d’esempio, non manca a Piazza Affari chi paga la cedola in quattro tranche trimestrali, utile per i piccoli risparmiatori, ed è stata storicamente sempre in grado di pagarla, indipendentemente dall’andamento del prezzo del petrolio”, conclude Bonacina. Nel segmento Star a far la parte del leone sarà Banca Ifis con il prossimo dividendo visto in crescita a 2,14 euro e successivamente a 2,2 euro per offrire un rendimento a due cifre (+11%), come quello atteso da Openjobmetis (12,4%), da Equita (11,5%) e da Cairo Communication (10%).

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