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Commissione Banche: per i magistrati il dissesto di Mps non fu colpa dei derivati

Secondo i procuratori milanesi che indagano sul Monte dei Paschi seguito all’acquisto di Antonveneta il crack non fu dovuto ai derivati Alexandria e Santorini per sostenere le perdite della banca ma a ragioni di ordine più strutturale che Bankitalia vide per tempo – Sotto la vecchia gestione operò “un imponente scudo di somme di denaro”: l’ex capo della Finanza, Baldassarre “ha scudato 17,8 milioni”.

Commissione Banche: per i magistrati il dissesto di Mps non fu colpa dei derivati

Dopo l’audizione sulle banche venete, oggi, 14 novembre, è il turno del Monte dei Paschi. La commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Pierferdinando Casini ha ascoltato il sostituto procuratore della Repubblica di Milano, Giordano Baggio e il pm Stefano Civardi, i due magistrati che indagano sulla banca senese dall’ormai lontano 2011.

Molte le tematiche trattate nel corso dell’audizione e molti gli spunti di natura giudiziaria e finanziaria emersi nel corso della seduta. Nel frattempo a Piazza Affari il titolo Mps viaggia ancora una volta in ribasso, cedendo il 2,9% a 3,804 euro.

Il RUOLO DEI MANAGER DI MPS

In base a quanto affermato da Baggio davanti alla commissione, nel corso delle indagini delle Procure di Milano e Siena, sarebbe emerso che alcuni manager della vecchia gestione avevano operato “un imponente scudo di somme di denaro”,

Nei dettagli, il broker Enigma, d’intesa con i dirigenti “avevano aperto una serie di conti correnti in giurisdizioni offshore, gestiti attraverso San Marino e approdati in banche di Singapore”. Tra tutti è emerso il nome dell’ex capo dell’area Finanza di Mps, Gianluca Baldassarri che avrebbe “scudato somme per 17,8 milioni di euro”.

L’attenzione si è però focalizzata anche sulla cosiddetta nuova gestione. In questo frangente, l’opinione dei magistrati è chiarissima: le posizioni di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, non sono comparabili con quelle dei loro predecessori. “Noi ci occupiamo di diritto penale e non posso condividere la sua affermazione” ha dichiarato Baggio rispondendo a Carlo Sibilia (M5S) secondo cui l’operato dei nuovi manager sarebbe stato addirittura più “grave” rispetto a quello della vecchia che aveva nascosto informazioni, ponendo in essere una condotta “al massimo della fraudolenza”. Il Pm ha spiegato che: “Nel momento in cui i nuovi manager vanno, in modo non usuale, a fare emergere perdite nascoste per 700 milioni e sulla contabilizzazione in bilancio dell’operazione prendono una posizione, magari censurabile, ma aperta e chiara e dove le autorità di vigilanza all’epoca nel marzo del 2013 sulla base della piattaforma documentale danno un giudizio di complessità documentale noi come possiamo pensare di fare un processo e dare condanne?”. Ricordiamo infatti che Baggio e Civardi avevano chiesto l’archiviazione per Profumo e Viola sulla contabilizzazione in bilancio di Alexandria ma il Gip di Milano ha deciso comunque l’imputazione e il processo è in corso.

IL RUOLO DI BANKITALIA E L’ACQUISTO DI ANTONVENETA

“Che ci fossero parecchie cose che non andavano leggendo ispezioni di Bankitalia era più che mai evidente», ha dichiarato il pm Civardi rispondendo ad una domanda sull’acquisto di Antonveneta”.

Il Pm ha sottolineato inoltre che “l’autorità di vigilanza aveva lanciato molti warning sulla partimonializzazione propedeutica all’acquisto di Antonveneta” del 2008.

Il capitolo “Antonveneta” ha affrontato anche la questione della presunta tangente da 9 miliardi versata nove anni fa per l’acquisto della banca. La cosiddetta “stecca”, hanno ribadito i magistrati, non è mai stata trovata nonostante le indagini effettuate dalla procura di Siena e poi passate, dal 2014, a quella di Milano. “La corruzione tra privati rimane un reato a querela di parte e si prescrive in sei anni – sottolinea Stefano Civardi – e nell’estate del 2014 non poteva essere un tema d’indagine”.

Baggio però ha ribadito che per l’acquisto della banca “non è stato possibile per Mps effettuare una due diligence completa, è stata comprata una banca a scatola chiusa, è stata una decisione infelice”, precisando inoltre che molte operazioni effettuate per occultare le perdite, “sono state fatte prima e non dopo”.

IL RUOLO DEI DERIVATI

La crisi del Monte dei Paschi non è stata causata dalle ristrutturazioni degli ormai noti derivati, Alexandria e Santorini, ma ha una base strutturale molto più profonda.

“La crisi di Mps – ha affermato  Civardi – va incorniciata in una crisi di sistema: Mps aveva tanti titoli di Stato, una quota doppia rispetto alle altre banche ed è chiaro che quando scoppia a fine 2010 il problema del debito sovrano soffre più delle altre. Gli npl sono un altro capitolo importante della crisi del Monte: quando un sistema è in crisi i soggetti che ho finanziato non mi ripagano più. Quindi ci sono con ogni evidenza cause strutturali che con Santorini e Alexandria non c’entrano nulla”.

Parlando di Alexandria Baggio ha inoltre rivelato che un consulente della procura ipotizzò il collegamento tra la ristrutturazione del derivato e l’asset swap sui Btp 2034 fatto dal Monte dei Paschi con Nomura già nel 2012 e dunque prima che venisse scoperto il mandate agreement nella cassaforte della banca da parte dei nuovi vertici.

L’aver nascosto il mandate è proprio il motivo per il quale i vecchi vertici sono stati condannati in primo grado per ostacolo alla vigilanza.

I PROSSIMI STEP

La commissione d’inchiesta sulle banche ha deciso di stringere i tempi allo scopo di audire il presidente della Consob Giuseppe Vegas e il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco “prima di Natale”. Udienze raddoppiate: ci saranno quattro audizioni
In base a questa settimana. Nel corso della prossima, sempre sul Monte dei Paschi, verranno ascoltati i magistrati senesi  “Dall’udienza di oggi è emersa l’esigenza di audire i pm senesi”, spiega all’uscita il commissario Matteo Orfini. La Commissione  sta ora contattando la Procura toscana per avere la disponibilità dei magistrati già questo giovedì”.

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