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Manifattura 4.0 italiana: vale 1,2 mld, ma per le Pmi è sconosciuta

Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il 66% del valore di questo mercato è costituito da applicazioni di Internet of Things per l’industria – Per il 2016 si prevede un tasso di crescita del 20% – La scarsa maturità digitale delle imprese è il maggior ostacolo alla diffusione dello Smart Manufacturing.

Manifattura 4.0 italiana: vale 1,2 mld, ma per le Pmi è sconosciuta

L’Industria 4.0 vale 1,2 miliardi nel nostro Paese, ma il 38% delle imprese italiane dichiara di non conoscere il tema dello Smart Manufacturing, un dato che sale al 48% se parliamo di Pmi.

A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “La digitalizzazione dell’industria: Italia, Work in Progress” che si è tenuto presso la sede di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza.

Nonostante il 38% delle industrie dichiari di non conoscere i temi dello Smart Manufacturing e sebbene il tessuto imprenditoriale sia costituto da realtà di piccole dimensioni con una scarsa maturità di soluzioni informatiche, il quadro dell’Industry 4.0 nel nostro Paese dipinto dal rapporto dell’Osservatorio è sostanzialmente vitale: il 30% delle imprese analizzate, infatti, ha all’attivo tre o più applicazioni di nuove tecnologie.

Tra le applicazioni tecnologiche più esplorate c’è l’Industrial Internet of Things (66% del valore), seguito dall’Industrial Analytics, il Cloud Manufacturing, l’Advanced Automation, l’Advanced Human Machine Interface o l’Additive Manufacturing.

Come detto, il mercato dello Smart Manufacturing nel 2015 in Italia vale già 1,2 miliardi di euro, un valore che rappresenta poco meno del 10% del totale degli investimenti industriali complessivi (10-12 miliardi di euro), trainato in particolare da grandi aziende di macchinari e dell’automotive.

Per il 2016 si prevede un tasso di crescita del 20%, buono ma insufficiente a recuperare anni di ritardo rispetto alle più mature esperienze internazionali, dove sono nati piani di azione di sviluppo nazionale.

La ricerca, che ha coinvolto 307 imprese italiane in 9 settori rilevanti per il tessuto manifatturiero, ha censito circa 600 applicazioni di Smart Manufacturing Technologies in Italia nel 2016, riportando in realtà un quadro di forte vitalità: la crescita stimata è del 30% rispetto al 2015, le più diffuse sono le applicazioni di Industrial Analytics sia a supporto di attività operative come produzione e logistica (20% del campione), sia della gestione della Supply Chain (15%).

“Considerando l’innovatività del paradigma, l’immaturità di alcune tecnologie e la complessità di implementazione, oltre alla crisi economica degli ultimi anni, il quadro italiano dello Smart Manufacturing è da leggere in chiave positiva”, afferma Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio.

“Per accelerare la crescita – prosegue Perego – è necessario innanzitutto uscire dalla fase sperimentale che caratterizza la maggior parte dei progetti per passare all’applicazione diffusa ed estendere i progetti anche a settori oggi meno attivi come l’alimentare, il legno-arredamento, la moda e soprattutto alle imprese medio-piccole, cuore pulsante del tessuto industriale italiano”.

Gli ostacoli alla diffusione
Un limite alla diffusione dello Smart Manufacturing in Italia appare la scarsa “maturità digitale” generale delle imprese, con una ridotta diffusione delle soluzioni tradizionali: anche se il 70% delle imprese ha già adottato soluzioni standard (come CAD, PDM e sistemi di controllo produzione), meno del 30% utilizza sistemi di gestione più complessi (come Product Lifecycle Management, Manufacturing Execution System e Computerized Maintenance Management System).

Le motivazioni per cui le imprese dichiarano di avere già adottato tecnologie di Smart Manufacturing sono la riduzione dei costi e i miglioramenti del servizio. Le barriere individuate invece sono molteplici: il contesto, la mancanza di infrastrutture, gli impianti datati, i limiti culturali ed organizzativi.

Su questo fronte, le imprese chiedono al Governo soprattutto incentivi per l’ammodernamento delle reti o per nuovi sistemi informativi (nel 50% dei casi), seguito da incentivi per nuovi macchinari per le PMI (46%) e incentivi per corsi di formazione per le grandi aziende (38%).

Infatti, c’è un allarme relativo alle competenze digitali nelle organizzazioni: raramente le aziende effettuano un’analisi delle competenze (il 29% delle grandi imprese e il 13% delle medio-piccole), ma quando viene eseguita emergono lacune importanti che richiedono azioni di correzione nel 62% dei casi, mentre nel 32% solo alcune figure possiedono le competenze e nel 6% le imprese si riconoscono già pronte.

Le startup 
Il numero di startup nello Smart Manufacturing finanziate a livello mondiale cresce del 15% per il terzo anno di fila (dati completi al 2014) e il finanziamento totale sale a oltre 1,5 miliardi di dollari, di cui il 39% raccolto da nuove imprese nell’area delle Industrial Analytics.

Delle 173 startup individuate, il 60% ha sede in Nord America e solo il 30% in Europa. Gli USA sono la patria delle nuove imprese, con un valore medio di finanziamento cinque volte superiore a quello osservato in Europa (rispettivamente 10 e 2,7 milioni di dollari).

Nonostante questo, nel vecchio continente non mancano casi interessanti e nemmeno in Italia dove sono state censite 20 startup (finanziate e non) che spaziano dall’Industrial IoT (“l’Internet of Things Plug and Play” di Alleantia) a soluzioni di Advanced HMI (Experenti Srl) fino all’Additive Manufacturing (Kentstrapper). In Italia le startup più capaci di attrarre finanziamenti sono nell’area del Cloud Manufacturing.

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