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Bocciatura S&P, le conseguenze a catena

Diventerà adesso molto difficile, se non impossibile, difendere la tripla A per il Fondo salva Stati – Il downgrading di Parigi, pur scontato dai mercati, puo’ innescare un effetto domino – L’Italia scivola in serie B, ma il voto negativo coincide con un apprezzamento per quanto fatto da Monti – I riflessi possibili sulla Grecia, sempre più a rischio default

Bocciatura S&P, le conseguenze a catena

L’Italia retrocede in serie B, a fianco di Perù e Kazakhstan. Ma i giudizi di S&P, sottolinea il premier Mario Monti, puniscono l’intera Europa, salvo la Germania che, almeno per il 2012, conserva la tripla A. “Non è una tragedia”, afferma il premier francese François Baroin, ma la botta è davvero dura.

Stavolta l’agenzia di rating si è superata: perde la tripla A anche l’Austria, retrocessa di un gradino. Un passo indietro anche per Malta, Slovenia e Slovacchia. Ne perdono invece due l’Italia (scesa a BBB+), ma anche la Spagna (una sola A) oltre a Portogallo (BB) e Cipro. Resta, per 14 Paesi su 15 (Germania esclusa), l’outlook negativo, ovvero il rischio di nuove bocciature nel corso del 2012, anno di recessione.

Quali le conseguenze della mossa di S&P, in linea con le indicazioni emerse dal warning del 9 dicembre scorso?

1) Diventa molto difficile, anzi quasi impossibile, difendere il rating tripla A per il Fondo salva Stati. Ormai, a garantire la solidità dell’istituto comunitario chiamato a soccorrere i Paesi in difficoltà, c’è un solo paese a Tripla A, ovvero la Germania. Non a caso la mossa di S&P cade proprio alla vigilia dell’asta di martedì, quando l’Efsf chiederà al mercato 1,5 mld per aumentare le risorse da mettere a disposizione di Irlanda e Portogallo. Il vicepresidente della Ue Olli Rehn ha definito “incoerente” la decisione presa “in un momento in cui l’Eurozona ha avviato un’azione decisa su tutti i fronti”. Al contrario, la scelta dell’agenzia di rating di bocciare in toto gli sforzi della Ue ha ormai il chiaro sapore politico di una sfida alla sopravvivenza dell’euro.

2) Il downgrading di Parigi, pur scontato dai mercati, può innescare un effetto domino, visto l’obbligo per molti investitori istituzionali di detenere in portafoglio solo titoli a tripla A. Rischia così di accentuarsi il fenomeno della corsa ai titoli di Stato tedeschi, con l’effetto di aumentare lo spread per Parigi, Roma e Madrid.

3) L’Italia scivola in serie B, ovvero nel girone dei Paesi di qualità medio-bassa. Il voto coincide, per una sorta di perversa ironia, con un apprezzamento per quanto fatto dal governo guidato da Mario Monti vista “la più forte capacità dell’Italia di formulare e applicare politiche anticrisi”. Ma l’agenzia, ormai più impegnata nella sua recente passione per l’analisi politica più che finanziaria, aggiunge che “ci aspettiamo che ci sia un’opposizione alle attuali ambiziose riforme del governo (le misure per la crescita…) entro il primo semestre 2012”.

4) La bocciatura non cambia di sicuro strategia od orizzonte delle scelte dell’Esecutivo italiano. Anzi, per paradosso, la gravità della situazione può far accelerare l’accordo sul patto di “Unione fiscale” nonostante le perplessità emerse in sede Bce, dove Ioerg Asmussen, neo rappresentante tedesco nel direttorio, afferma che “le ultime modifiche hanno profondamente alterato l’ambizioso progetto di unità fiscale”. Ma è evidente che la lunga rincorsa a condizioni di tassi più sostenibili per i Btp sarà da lunedì più complicata.

5) Il giudizio di S&P ha coinciso, nei tempi, con il momentaneo fallimento dei negoziati per la concessione dei crediti alla Grecia a fronte di un taglio “volontario” del rimborso di una tranche di marzo ormai quasi tutta in mano a fondi hedge, come ha sottolineato il New York Times. Il default di Atene è ormai una prospettiva concreta, cosa che potrebbe innescare a catena una reazione di portata imprevedibile a partire dall’esercizio dei cds, non solo della Grecia, generosamente sottoscritti dalla speculazione. La speranza è che l’Iif, che rappresenta i creditori bancari, torni al tavolo della trattativa dopo lo stop di ieri, dovuto all’accoglienza tiepida alla proposta di uno sconto del 50%.

6) Quali le conseguenze immediate per i titoli italiani? Il banco di prova decisivo saranno le aste del 26 e 27 gennaio, quando verranno offerti all’asta Ctz, Btp-i e Bot o, più ancora quella del 30 gennaio, asta dei Btp a 5 e 10 anni. Entro quella data Mario Monti saprà quali saranno le armi a sua disposizione dopo gli appuntamenti comunitari ormai indifferibili, dall’accordo sul fiscal compact al via libera all’utilizzo delle armi finanziarie a disposizione di Bruxelles. Facile prevedere che il cammino dei prossimi giorni, nonostante che la scomparsa dell’effetto downgrading abbia rimosso un fattore di incertezza, sarà ad alta tensione.

7) Di qui a fine gennaio, comunque, l’Europa deve decidere. L’Italia, in mezzo al guado, rischia di trovarsi in una situazione insostenibile con le proprie forze. Ma il premier Mario Monti ha rifiutato il “consiglio” di Angela Merkel di chiedere un aiuto al Fondo Monetario. L’alternativa non può che essere un esplicito impegno a mettere in piedi una rete di sicurezza che impedisca sul secondario di superare certi tetti di rendimento. Altrimenti l’alluvione delle prossime aste (fino a 450 miliardi) rischia di sommergere l’Europa, più che l’Italia di serie B.

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