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Amministrative 2017, un test per le elezioni politiche. Guida al voto

L’11 giugno l’Italia dei comuni al voto: si rinnovano 1012 sindaci e consigli comunali. E’ un test partito in sordina ma che ora diventa importante per i principali partiti in vista delle politiche, dopo lo stop alla riforma elettorale che ha aumentato l’incertezza. Sono 4 i capoluoghi di regione al voto, scenari diversi e singolari in ogni città.

Amministrative 2017, un test per le elezioni politiche. Guida al voto

Mentre l’attenzione dei partiti è incentrata sulle caotiche vicende legate alla legge elettorale, il prossimo 11 giugno circa dieci milioni di italiani saranno chiamati a votare per rinnovare sindaci e consigli in 1012 comuni di 18 regioni. Tra le città interessate dal voto ci sono 25 capoluoghi di provincia, di cui 4 capoluoghi di regione (Palermo, Genova, Catanzaro e l’Aquila), e ben 161 comuni con più di 15mila abitanti. L’eventuale turno di ballottaggio sarà il 25 giugno per i comuni con più di 15mila abitanti. 

Il ritorno in alto mare della riforma elettorale, giovedì alla Camera, porta a pensare che il clima politico dei prossimi mesi sarà incandescente, e queste amministrative rappresenteranno un banco di prova per i principali partiti per testare la solidità delle alleanze e per poter avere i primi riscontri in vista delle prossime politiche che, legge elettorale permettendo, si allungano verosimilmente alla prossima primavera. 

Il centrodestra dovrà capire quali sono i benefici ed i possibili svantaggi di rimanere unito, il Pd di Matteo Renzi invece affronterà per la prima volta una tornata elettorale post-scissione, mentre il Movimento 5 Stelle è chiamato a dimostrare ciò che affermano i suoi leader e cioè che il movimento è in grado di essere presente in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e non solo nei grandi centri urbani. Ipotesi tutta da verificare.

LE CITTA’ AL VOTO: FRA RICANDIDATURE, SCISSIONI E SCONTRI 

Sono tanti gli spunti politici che queste elezioni amministrative offrono, così come sono tante le città dal quale esito si delineeranno rapporti di forza e debolezza tra i vari partiti, anche e soprattutto a livello nazionale. Ecco un’analisi delle più importanti. 

GENOVA – Il capoluogo ligure è da cinquant’anni una roccaforte della sinistra. Quest’anno però, la rotta potrebbe cambiare, e la situazione appare molto incerta. Il sindaco uscente Marco Doria (Sinistra Italiana) ha deciso di non ricandidarsi dopo che parte della maggioranza che lo sosteneva ha fatto mancare il proprio appoggio. Il compito di portare in alto la bandiera del centrosinistra è stato affidato a Gianni Crivello, 64 anni, attuale assessore alla Protezione civile nella giunta Doria. 

Il centrodestra invece si presenterà con Marco Bucci, 58 anni, manager specializzato nel settore farmaceutico e digitale, chiamato nel 2015 dal presidente Giovanni Toti a guidare Liguria digitale, società controllata dalla regione. La maxi coalizione Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si è unita intorno al nome di Bucci e confida sulla vittoria, così come prevedono i sondaggi. 

Genova, non dimentichiamoci, è la citta di Beppe Grillo. Il M5S avrebbe potuto unirsi e fare fronte comune per “conquistare” la terza grande città, dopo i successi di Roma e Torino, ma così non è stato. Infatti, il prossimo 11 giugno si presenteranno ben tre diversi candidati provenienti dal partito pentastellato. Quello ufficiale è Luca Pirondini, che ha guadagnato la posizione nonostante la sconfitta alle primarie ricevuta da Marika Cassimatis, che si candiderà da sola dopo il caos dei mesi scorsi. Infine, si candiderà anche Paolo Putti, eletto consigliere comunale nel 2012 con il Movimento 5 Stelle ma in seguito uscito dal partito, oggi appoggiato da alcune forze della sinistra radicale. 

PALERMO – In Sicilia la situazione è alquanto incerta, ma soprattutto caotica. I candidati sono sei, ma la sensazione è che la vera sfida per il primo turno sia a tre fra Leoluca Orlando, Fabrizio Ferrandelli e Ugo Forello. I primi due si erano già candidati nel 2012, ma questa volta si presenteranno con diversi partiti. La campagna elettorale, più che su programmi e proposte, è stata basata su attacchi reciproci. 

Il candidato del centrosinistra, primo nei sondaggi, è il settantenne Leoluca Orlando, sindaco uscente e già primo cittadino dal 1985 al 1990 e dal 1993 al 2000. In caso di vittoria sarebbe il suo quinto mandato. Si tratta di una vera e propria istituzione a Palermo, e la sua recente storia politica e alquanto particolare. Dopo essere stato ostacolato dal Pd durante le elezioni del 2012, oggi il partito lo appoggia fortemente, insieme a sette liste minori. 

Secondo i sondaggi, il principale sfidante di Orlando è Fabrizio Ferrandelli, anche lui dal passato politico particolarmente ondivago. Candidato del Pd nel 2012, sconfitto da Orlando, si è dimesso da consigliere regionale nel 2015 fondando il movimento “I Coraggiosi”. Oltre a questa lista, sarà sostenuto dall’Udc e da Forza Italia e Scelta Civica. Particolare? Forse, ma non a Palermo. Gli occhi di tutti si sono poi incentrati su Ferrandelli dopo che Totò Cuffaro, ex presidente della regione condannato definitivamente a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e tornato in libertà nel dicembre del 2015, lo ha sostenuto pubblicamente.  

I Cinque Stelle invece si presenteranno con Ugo Forello. La posizione dei grilli a Palermo è stata messa in forte dubbio dopo il caos delle firme false del 2016, e sarà molto difficile per il candidato pentastellato riuscire a vincere. La corsa sembra essere a due. Con una intelligente mossa politica, il Movimento ha schierato fra i candidati proprio Forello, avvocato di Claudia La Rocca, la parlamentare regionale che si era presentata spontaneamente in procura confermando le accuse sulla falsificazione. 

PARMA – La città emiliana rappresenta una delle situazioni sicuramente più interessanti di questa tornata elettorale. Da Parma iniziò la scalata del Movimento Cinque Stelle, nel 2012, quando Federico Pizzarotti vinse le comunali e portò i grillini alla prima vera prova di governo.

A cinque anni di distanza, lo scenario è del tutto cambiato, il candidato no. Pizzarotti infatti si ricandiderà, da solo, dopo essere stato cacciato dal Movimento nel 2016 formalmente per non aver avvertito i colleghi di partito di aver ricevuto un avviso di garanzia, praticamente perché ritenuto “troppo indipendente”. Il sindaco uscente – che si presenterà con la sua nuova lista “Effetto Parma” – ha fatto buone cose, i sondaggi lo danno favorito. 

Anche sul fronte Pd la situazione non è rosea. La sconfitta del 2012 è stato un colpo tremendo, a livello reputazionale e di immagine, e in questi cinque anni il partito a Parma non è stato in grado di lavorare per ripresentarsi in maniera compatta. Il candidato di centrosinistra Paolo Scarpa – ingegnere molto attivo nella politica locale – ha basato la campagna elettorale sulla promozione di una nuova e migliore gestione dei rifiuti e sulla costruzione di una stazione dell’Alta Velocità vicino a Parma. 

I sondaggi prevedono una corsa a due, con Pizzarotti in vantaggio. Il ballottaggio è praticamente sicuro. E i Cinque Stelle? Il candidato Ghiradruzzi arranca, i sondaggi lo danno al 3%. Come cambiano le cose in 5 anni. 

VERONA – Nove candidati sindaci, di cui sei ruotano intorno alla sfera del centrodestra. Questa è la situazione di partenza. 

Il sindaco uscente Flavio Tosi non potrà ricandidarsi dopo i due mandati consecutivi. Dopo il tentativo – fallito – del vicesegretario della Lega Nord di far modificare l’articolo 51 del testo unico sull’ordinamento degli enti locali, per potersi ricandidare, Tosi è comunque riuscito a trovare un modo di rimanere legato al proprio progetto politico. Una delle candidate infatti è la sua compagna, la senatrice Patrizia Bisinella. 

La candidatura ha suscitato numerose critiche, soprattutto dal principale sfidante di Bisinella, Federico Sboarina, sostenuto da sette liste e tra queste ci sono una lista civica che si chiama “Verona più sicura”, quella di Forza Italia, della Lega Nord, di Fratelli di Italia. 

La favorita secondo i sondaggi è però il candidato Pd Orietta Salemi, professoressa di latino e greco. Già consigliere comunale eletta in una lista civica di centrosinistra dal 2007, è nel PD dal 2012, dal 2015 è vicina a Matteo Renzi ed è consigliere regionale, arrivata seconda in assoluto per numero di preferenze. 

COME E QUANDO SI VOTA

I seggi saranno aperti domenica 11 giugno dalle 7 alle 23. Agli elettori sarà consegnata una sola scheda elettorale, ma la modalità di voto cambia a seconda della grandezza del comune. Il sistema elettorale in questione è forse il più complesso, consentendo molte opzioni a coloro che votano: 

  • Nei comuni fino a 15mila abitanti si può tracciare un segno o sul candidato sindaco o sulla lista collegata o può tracciare entrambi i segni. In ogni caso il voto viene attribuito sia alla lista di candidati consiglieri che al candidato sindaco. 
  • Nei comuni con più di 15mila abitanti si può tracciare un segno solo sul candidato sindaco o solo su una delle liste collegate al candidato. Una terza opzione è il voto disgiunto. 

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