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Boldrini, l’imparzialità non è il suo forte: è già in campagna elettorale per il No al referendum

La presidente della Camera sembra essersi dimenticata dei suoi doveri di imparzialità istituzionale e parla da leader di Sel spezzando una lancia a favore del No al referendum sulla riforma del Senato – Poi rincara la dose sostenendo il reddito di cittadinanza, caro ai grillini e contestato da Renzi perchè costa troppo e ha una natura assistenziale.

Boldrini, l’imparzialità non è il suo forte: è già in campagna elettorale per il No al referendum

Frutto avvelenato dell’inizio bersaniano della legislatura in chiave filo-grillino, la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha dimenticato nelle feste natalizie i suoi doveri di imparzialità istituzionale e, in un’intervista di ieri a “Il Fatto quotidiano”, ha spezzato due lance a favore dell’opposizione e lanciato due siluri nei confronti del governo Renzi.

Boldrini, che è stata eletta alla Camera come capolista di Sel, non ha perso l’occasione per anticipare il suo voto a favore del No nel referendum d’autunno sulla riforma costituzionale del Senato, sostenendo che “chi dice no non è per forza conservatore” e che, pur essendo tutti a favore del superamento del bicameralismo perfetto “il dissenso è emerso su come fare queste riforme”.

Non una parola però sul fatto che il superamento del bicameralismo paritario era atteso da oltre vent’anni e si è realizzato solo ora: se quello degli oppositori non era conservatorismo, come sostiene la Boldrini, è lecito chiamarlo inconcludenza, stato confusionale o, in alcuni casi, ostruzionismo?

Ma andando al sodo, come obbliga a fare il referendum con un Si o con un No: meglio una riforma costituzionale, magari imperfetta, ma che taglia i costi dei parlamentari, evita le duplicazioni tra Camera e Senato e manda in archivio enti inutili come il Cnel o è meglio lo status quo?

Il secondo assist all’opposizione grillina e di Sel la Boldrini lo lancia sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia soprattutto del Movimento 5 Stelle e già bocciato da Matteo Renzi perché ha costi insostenibili per le casse pubbliche e perché ha una natura inequivocabilmente assistenziale non preoccupandosi di spingere i destinatari a cercare un lavoro ma limitandosi ad ingessare la situazione esistente.

Sarebbe interessante uno studio della Camera, che la Boldrini presiede pur appartenendo a un gruppo di estrema minoranza, sui costi del reddito di cittadinanza, ma la presidente di Montecitorio se ne guarda bene e preferisce rifugiarsi in corner, appellandosi all’Europa: “Si potrebbe sostenere con una tassa sulle transazioni finanziarie o una carbon tax”. Auguri. 

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