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Rosatellum bis: senza la fiducia, deriva grillino-nazionalista

La decisione del governo di chiedere la fiducia sulla legge elettorale forse non è elegante ma di sicuro non è in gioco la democrazia come vorrebbe fare credere chi finge di ignorare che tutte le riforme finora tentate si sono arenate per interessi più di bottega che di difesa democratica. Resta il nodo delle coalizioni ma gli elettori sapranno scegliere quelle più omogenee ed evitare derive che ci condannerebbero inesorabilmente al declino

Rosatellum bis: senza la fiducia, deriva grillino-nazionalista

E’ sicuro che aver messo la fiducia sulla proposta di nuova legge elettorale così detta Rosatellum, non è stato un gesto molto elegante. Tuttavia non si può dire che si sono violate le buone regole della prassi parlamentare e meno che mai che si è trattato di un vulnus alla democrazia. E ciò perchè si è trattato di una “fiducia tecnica” giustificata da due buone ragioni. La prima è che non si è trattato di un arrocco della maggioranza di governo, ma questa volta la richiesta di fiducia è stata appoggiata da alcune forze di opposizione a cominciare da Forza Italia e Lega per arrivare ai centristi di Scelta Civica ed Ala. Questi partiti non hanno votato a favore del governo, ma hanno detto esplicitamente che appoggiano la nuova legge elettorale e che voteranno a favore nella votazione conclusiva.

La seconda ragione riguarda l’uso improprio che alcune forze politiche avevano intenzione di fare del voto segreto previsto da un arcaico e labirintico regolamento della Camera. Il voto segreto infatti dovrebbe essere riservato solo a decisioni che riguardano le persone, dove sono possibili casi di coscienza, ma non certo alle altre norme e meno che mai alle leggi elettorali. Non si capisce infatti per quale ragione un parlamentare in dissenso dalle indicazioni del suo partito non possa dichiararsi apertamente, spiegando agli altri deputati ed ai suoi elettori le sue ragioni. Inoltre la legge elettorale si presta molto ad opposizioni dettate più da interessi personali di chi vorrebbe un sistema più rispondente alle sue possibilità di essere rieletto, che all’interesse generale derivante da eventuali carenze della legge proposta.

Coloro che agitano una questione democratica, o che scomodano il fascismo, sono quindi in malafede perchè è chiaro che stanno difendendo interessi della propria bottega politica. Ma parlare di democrazia in pericolo, o accusare tutti gli attuali avversari politici di essere indegni e bugiardi, come ha fatto l’on. Toninelli in aula, insomma dire che l’attuale parlamento è composto da “nominati” ed “usurpatori” getta un ulteriore discredito sulla democrazia rappresentativa, con grave danno, in questo caso sì, per la tenuta della democrazia. Non c’è bisogno di approfonditi studi storici per ricordare che tutti i regimi totalitari sono iniziati proprio da chi impunemente gettava discredito sul Parlamento accusandolo come minimo di essere “corrotto ed inefficiente”.

Questo non vuol dire che l’attuale sistema politico-rappresentativo sia ben funzionante. La nostra Costituzione, le leggi elettorali, ed i regolamenti parlamentari, sembrano fatti apposta per disegnare una democrazia “non” decidente, dove la frantumazione delle forze politiche produce governi deboli, incapaci di portare avanti quelle riforme che servono per adattare la società alla continua evoluzione del contesto economico e politico nel quale si deve operare. Ma le riforme finora tentate si sono arenate di fronte ad un compatto schieramento di quanti avevano paura di rimettersi in gioco alleati così, di fatto, con quanti dal sistema attuale riescono a trarre comode rendite di posizione.

Questa legge elettorale rappresenta solo un piccolo passo in avanti rispetto al proporzionale puro che ci avrebbe sicuramente gettato nella ingovernabilità dando per di più uno spazio enorme alle ali estreme dello schieramento politico. Immaginare scontri tra le estreme di fronte ad un governo impotente non sarebbe pura fantasia. Il Rosatellum prevede un terzo di collegi uninominali dove verrebbero presumibilmente premiate le forze più centrali a scapito delle estreme che certo non hanno possibilità di coalizione. Non è detto che questo risulti sufficiente per assicurare la governabilità, ma un piccolo miglioramento rispetto al proporzionale c’è.

Si dice che con questo sistema si creeranno coalizioni labili o ingannevoli. In effetti, come è stato già sperimentato in passato , le coalizioni puramente elettorali, non basate sul vincolo di un buon programma comune, rischiano di non reggere alla prova del governo. E tuttavia è sperabile che questa volta , viste le esperienze passate dei governi Prodi e Berlusconi, gli elettori abbiamo imparato la lezione, e siano indotti ad indirizzare il proprio voto verso quelle coalizioni più omogenee, penalizzando quelle che comprendono partiti con programmi così diversi da risultare difficilmente componibili nell’azione pratica del governo.

In definitiva questa legge elettorale non appare in grado di imprimere una svolta alla politica del paese come avrebbe potuto essere l’Italicum, caduto con la bocciatura della riforma costituzionale, ed a causa di una opinabile sentenza della Corte Costituzionale. Tuttavia appare come uno degli ultimi tentativi possibili per evitare l’avventura grillina o la prevalenza dei nazionalisti che vogliono uscire dall’Europa o dall’Euro e condannarci ad un isolamento che spingerebbe l’Italia verso un inesorabile declino.

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